Mentre iniziative simili nascevano nelle province di Bergamo e Brescia, il 21 gennaio 2022, il dottor Maurizio Laffranchi*, Medico di Medicina Generale a Milano, insieme ad altri colleghi, stilava una lettera dal titolo: “Basta costringere i Medici di Medicina Generale a fare gli impiegati: chiediamo di tornare a fare i medici per curare i nostri assistiti”.
La lettera veniva inviata alle istituzioni sanitarie lombarde e, in pochi giorni, veniva condivisa e firmata da oltre 640 colleghi di Milano e provincia.
* attuale vicepresidente LAMG
La lettera:
All’ Assessore al Welfare, Letizia Moratti.
Al Direttore Generale Welfare, Giovanni Pavesi.
Al Direttore Generale ATS Milano, Walter Bergamaschi.
Al Direttore Dipartimento di cure primarie ATS Milano, Galdino Cassavia.
Gentilissimi, inoltriamo il comunicato in oggetto, per conoscenza.
L’intenzione è di far presente alcuni giudizi largamente condivisi tra i Medici di Medicina Generale – aderenti o meno a sigle sindacali – diffusi in questi giorni nella nostra comunità professionale.
Speriamo si possa aprire una stagione di dialogo e collaborazione ove la quotidiana e dura esperienza professionale dei MMG trovi ascolto e possa contribuire a costruire una rinnovata medicina nel Territorio, in questo momento di importanti cambiamenti.
COMUNICATO
BASTA COSTRINGERE I MEDICI DI MEDICINA GENERALE A FARE GLI IMPIEGATI: CHIEDIAMO DI TORNARE A FARE I MEDICI PER CURARE I NOSTRI ASSISTITI
Milano, venerdì 21 gennaio 2022
In questa quarta ondata di pandemia ci siamo trovati a lavorare più di 10 ore al giorno in ambulatorio, davanti a portali quasi sempre mal funzionanti, esasperati da impossibili prenotazioni di tamponi e sfiniti dall’inserimento di migliaia dati di contagiati e contatti; non ci siamo risparmiati nel rispondere a centinaia di telefonate di pazienti spaventati, disorientati su regole confuse di quarantena ed altrettanto esasperati da green pass disattivati.
Questi ultimi eventi documentano ancora una volta in modo impietoso i problemi che affliggono da anni noi MMG: siamo oberati dal carico sempre più pressante di lavoro burocratico, che ci obbliga a mansioni che potrebbero essere adeguatamente gestite da personale amministrativo. Di fronte a questo stravolgimento dei nostri compiti professionali siamo impotenti perché l’incentivo per pagare i collaboratori è inadeguato, incostante e invariato da molti anni. L’accentramento sul MMG di tutte le pratiche amministrative è sempre più imponente e vincolato da autenticazioni che rendono i nostri compiti non delegabili ai collaboratori. Il sistema informatico di Regione Lombardia è inadeguato: quante volte dobbiamo rassegnarci a disservizi del SISS, dimostrazione che le potenzialità della nostra rete informatica sono attualmente male utilizzate.
Anche noi denunciamo, come i colleghi MMG di Regione Toscana, di essere stati lasciati da soli, non solo in queste ultime settimane. Invece ciò che nella Pandemia ci ha spesso permesso di restare aggiornati ed efficienti sono stati i mille contatti tra di noi, le informazioni e i documenti che tempestivamente ci siamo trasmessi nelle chat e via mail, dove le nostre domande trovano risposte immediate che da ATS arrivano immancabilmente con tempi inaccettabili. Ed è altrettanto inaccettabile il fatto che spesso – assai prima che da chi ci dovrebbe informare – veniamo a conoscenza di novità rilevanti dalla stampa o dagli assistiti.
Tutto questo è il risultato di un disinteresse di Regione Lombardia e di ATS nei confronti di tutta la Medicina Generale; siamo accusati in modo generico di scarso impegno, mentre la nostra esperienza dimostra l’opposto dall’inizio della Pandemia e tanto più in quest’ultima emergenza. Siamo presenti con un lavoro strenuo di assistenza e accompagnamento ai pazienti, come documentano i tabulati dei nostri cellulari, le nostre caselle di posta elettronica, le ore di connessione al SISS e ai software delle cartelle cliniche.
Noi ribadiamo con grande forza e convinzione che il ruolo del medico di famiglia non è sostituibile con i computer, perché è contraddistinto da una continuità di rapporto medico-paziente impossibile ad altre figure mediche; siamo una preziosa “memoria storica”, visione globale del paziente. Queste peculiarità consentono di inquadrare i problemi clinici velocemente ed efficacemente e di ricorrere in modo appropriato all’intervento specialistico, con risparmio di risorse e di tempo. E’ un lavoro silenzioso maturato nel tempo e costruito sulla fiducia.
Se oggi ci auguriamo una rapida attenuazione dei contagi Covid non possiamo dimenticare l’ondata di patologie dimenticate e non gestite che nel prossimo periodo si abbatterà in modo ugualmente drammatico su ospedali e territorio: come sarà possibile gestirla se la quasi totalità del lavoro è sequestrato dal carico di impegni burocratici? Non possiamo permetterci di perdere tempo prezioso davanti ad applicativi informatici obsoleti e mal funzionanti, compilando elenchi predefiniti che pretendono di conoscere meglio di noi i nostri assistiti.
Vogliamo tornare a fare i medici clinici, a fare prevenzione, a curare i pazienti!
Sono le ragioni per cui, pochi o tanti anni fa, abbiamo scelto la nostra professione.
CHIEDIAMO DI INCONTRARLA IN PRESENZA E IN TEMPI BREVI, PER POTERCI CONFRONTARE SU QUESTE CONSIDERAZIONI.